Halloween

La parola Halloween deriva dalla frase ALL HALLOWS EVE, cioè la notte di Ognissanti che si festeggia tra il 31 ottobre e 1 novembre. Tale data coincideva anche con la fine dell’estate. I colori di Halloween si rifanno a questa ricorrenza: l’arancio ricorda il colore del grano mietuto (fine estate) e il nero ricorda il buio dell’inverno.

Le tradizioni di Halloween si fanno risalire ai tempi in cui i Celti abitavano le isole britanniche. Essi erano un popolo di pastori e celebravano il passaggio dall’estate all’inverno: il 31 ottobre per loro era la fine dell’anno e di conseguenza il primo di novembre l’inizio di un anno nuovo. In questa notte si svolgevano grandi festeggiamenti e si salutava l’arrivo dell’inverno. In questa notte fantasmi e scheletri fanno da padroni, come collegamento tra halloween e la morte, ma la morte non viene vista come una fine ma come una parte del complesso ciclo della nascita, della vita e della morte.

È proprio su questo argomento che ci vogliamo soffermare, proprio a ridosso dell’inizio dell’inverno, il periodo dell’anno in cui voltiamo lo sguardo verso noi stessi. Ormai ci si è molto dissociati dai cicli della Natura, e la morte è diventata un tabù e la si vuole solo esorcizzare, con il risultato di non essere in armonia con la complessità dell’esistenza. Il tema della Morte, invece, è molto importante per comprendere ed integrare appieno il senso stesso della Vita. In Occidente al termine morte si dà una implicazione negativa, vengono comunemente associati i significati di fine, termine, perdita, cessazione di qualcosa. Questa cupa prospettiva deriva dalla visione “lineare” della Vita (propria dell’Occidente moderno), percepita come una linea con inizio e fine ben precisi.
Diversamente in Oriente, e pressoché in tutte le culture antiche in armonia con i cicli della Natura, la vita è sempre stata percepita con una dimensione “circolare”, che vede la fine di un evento come la necessaria ed indispensabile premessa per l’inizio di un evento nuovo. Le stagioni, oltre all’alternarsi del giorno e della notte, erano la prova più evidente di questo ciclo ricorrente del tempo. Il punto focale è che ogni morte ed ogni cambiamento sono eventi positivi perché permettono di rinascere verso una condizione nuova, verso un nuovo giro della spirale dell’esistenza.

E’ necessario cambiare radicalmente prospettiva rispetto al tema della morte, soprattutto perché morire è un passaggio obbligato! Non solo la morte ci aspetta alla fine di questa esistenza, ma ci aspetta in ogni momento in cui saremo veramente pronti a crescere, a trasformarci. Ogni momento critico è una piccola o grande morte e tutti possiamo imparare a vivere questi passaggi di “morte-rinascita” al meglio.

In una fase di crisi interiore ciò che sta uscendo di scena non è altro che una nostra sub-personalità (cioè un modo usato fino a quel momento di concepire e vivere una situazione, o l’esistenza stessa) mentre una nuova fa il suo ingresso. Nel nostro quotidiano la morte è solo nuova vita che cerca di farsi spazio. L’esperienza della morte, infatti, getta luce all’esistenza e dona significato alla vita stessa: solo chi è disposto a morire, e accetta di farlo ogni volta che è necessario, può dirsi vivo!

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